Dobbiamo essere molto grati, soprattutto noi cittadini gaetani, al manipolo di appassionati curatori di questa ricerca sull’origine e sull’evoluzione del gioco del calcio in Gaeta.

Innanzitutto per la sostanza e qualità del materiale prodotto e poi perché, con conoscenza di causa, hanno riempito una casella vuota della storia patria, pur se limitata ad un segmento temporale di circa un secolo, corrispondente alla nascita di quello che è diventato un culto della società moderna e, per alcuni, una presenza ossessiva.

Infine la novità assoluta dell’inserimento nella pubblicistica locale, attardata esclusivamente sull`esaltazione dei tempi eroici delle vicende della storica Città, spesso con temi ripetitivi e risaputi, senza apportare elementi di innovazione e originalità.

La pubblicazione non è una semplice rassegna annuaristica, come potrebbe indurre a credere la lettura dell’indice, nella sostanza è anche una ricerca sociologico-culturale-antropologica che salva dall’oblio talune azioni e narra gli avvenimenti umani sulla base di fonti documentali, tesa a discriminare il vero dal falso o dalla fantasia. È una narrazione di avvenimenti umani in un ambito ristretto, ma pur sempre una delle tante microstorie, il cui insieme compone il quadro della storia “grande”.

Altro importante merito dei curatori è la condivisione ideale delle vicende riscoperte e narrate con passione, scrupolo, umiltà ed esaltazione emotiva. È la realizzazione di un’aspirazione, quella dell"‘essere" corale e individuale allo stesso tempo.

In quale contesto sono riportate le vicende dell’origine e dello sviluppo della pratica calcistica a Gaeta? Si esamina la città dal glorioso passato alle prese con difficoltose problematiche, nei primi anni del XX secolo: perdita di prestigio e di rilevanti funzioni, ferite conseguenti ai grossi sacrifici sopportati nella prima guerra mondiale, ristagno delle attività produttive, diffusa disoccupazione, alto indice di emigrazione verso le Americhe, Francia, Belgio. Le uniche attività sopravvissute pesca e agricoltura, insufficienti alle esigenze di crescita. Una sola industria, la vetreria. È possibile utilizzare lo sfogo dell’Istituto Nautico e delle scuole marinare che forniscono ufficiali ed equipaggi alla marina mercantile che si sta riprendendo dalla crisi. Altra notevole presenza: l’imponente squadra navale, alla fonda per lunghi periodi nella rada, migliaia di marinai nelle osterie, cantine, ritrovi ricorrenti anche ai servizi di lavanderia e stireria.

Il ristagno è generalizzato, non sono sufficienti a rimuoverlo le iniziative ricreativo - culturali quali feste danzanti nei circoli militari o gli spettacoli autogestiti dalle filodrammatiche.

La ricerca coglie e mette a fuoco alcuni aspetti salienti ed essenziali: la diffusa aspettativa di rinascita socio - culturale - ricreativa, l’esigenza esistenziale, soprattutto da parte dei giovani, di essere parte attiva e protagonista di un processo di rinnovamento e di crescita. Un ruolo determinante lo svolgono le invenzioni della radio, del cinematografo, i racconti dei naviganti e degli emigranti in rientro che descrivono un mondo in movimento e coinvolgente con la sua carica di progresso, al di fuori della realtà striminzita di Gaeta.

Man mano si sviluppa ed organizza un ardore pionieristico, alla conquista di elevati valori, tra i quali e compreso quello del sano e formativo agonismo.

Il calcio diventa una pratica di aggregazione e socializzazione, sorta quasi spontaneamente negli

spiazzi liberi, nei campi improvvisati: la Piaja, Calegna, la Villa, Montesecco presso lo "steccato", Oratorio Don Bosco, mitiche arene all’aperto, dove nascono e si sfogano intere generazioni di talenti indigeni.