La montagna verde

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Antonio Cesarale
COMUNE DI GAETA
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Non è facile esprimere un giudizio riguardo ad un'opera così avvin- cente come quella che i nostri lettori stanno per leggere, ma sicuramente non si può fare a meno di evidenziare il messaggio straordinario di affetto che sia avverte nei confronti della nostra terra. Il paesaggio e gli stessi personaggi, narrano una storia che forse mol- ti non conoscono, ossia un ritratto semplice e colorato, ma allo stesso mo- do appassionante ed a tratti commovente, di un luogo tranquillo che viene sconvolto da un inspiegabile conflitto che si estende nelle nostre contrade all'indomani della guerra di unificazione nazionale. Tale periodo segna un passaggio d’importanza cruciale per la città di Gaeta che, a partire proprio da questi anni, a poco a poco perde ogni importanza politica ed economica e, da seconda capitale del Regno delle Due Sicilie, resta soltanto sede di guarnigione nonché di uno dei carceri più duri d’Italia. Gaeta è di fatto penalizzata dallo stato unitario con un carico eccessivo di servitù militari che ne paralizzano l'iniziativa privata e che ne caratterizzano un’economia parassitaria, che la costringerà ad una lenta agonia. La vicenda, che ha come protagonisti alcuni ragazzi gaetani, si svolge durante il periodo dell'ultimo assedio, e quì i giovani protagonisti vengono a contatto con quella che diverrà l’esperienza più triste della loro vita. La guerra, inizialmente avvertita come un gioco, ben presto con le sue scene di morte e di sofferenza, si mostrerà nell’aspetto più tragico ed orrendo, generando in loro sentimenti fortemente contrastanti. In una realtà storica dove i conflitti erano all’ordine del giorno, que- sto è vissuto interamente dalla parte dei perdenti e di chi viene a soffrire, la rovina e la misera, a causa di una guerra ingiusta che sarà poi causa di una grande emigrazione. Avendo viaggiato in molti continenti ed in molti paesi del mondo, io stesso sono consapevole di quali atrocità e di quante sofferenze possano ge- nerare le guerre, ma ciò che più di ogni altra cosa non dimentico mai è che dove non ci sono né pace e né giustizia, giammai si sviluppano il pro- gresso ed il benessere dei popoli. Ringrazio profondamente il Prof. Antonio Cesarale per l’intensità delle emozioni suscitate da questa lettura e per la passione che in essa si avverte, ma soprattutto, perché questo spaccato di vissuto umano, rende giustizia alla memoria di un popolo vessato e vilipeso che, dal 1860 ad og- gi, ancora aspira a veder riconosciuti i torti subìti e stabilita la giusta verità storica. A lui esprimo la massima gratitudine...

 Il Sindaco

Dott. Antonio Raimondi

 

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