Jubarra
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Il titolo del volume è tratto da uno dei dodici episodi narrati dall’autore, appunto Jubarra, che riguarda la natura e rievoca il lontano passato di Campodimele. Infatti, il termine indica un’area di terreno scosceso fuori dalla Porta del Castello, dove furono costruiti sin dal Medioevo i “casotti” per la custodia di animali, prescritti dalle leggi statutarie del tempo. Queste costruzioni esistono ancora oggi e rappresentano una rara testimonianza di archeologia rurale. Il testo, nel suo complesso, spazia tra storia, architettura, filosofia della politica, risorse ambientali e naturali, biografie di alcuni Sindaci e figure di donne e uomini coinvolti in eventi straordinari come la guerra e vittime di essi. Non sono storie esclusivamente locali, bensì connesse ad altri paesi della Terra Aurunca e del Golfo di Gaeta, partendo da una premessa autobiografica inedita dell’autore, dedicata a Scauri di Minturno. Lisetti ha scavato negli archivi e nella memoria delle persone portando alla luce vicende collegate alle famiglie: Fortunato di Fondi e Cicerchia (baronessa) di Itri, Miele di Formia Ponte Rialto, Di Fonzo di Milano, Vallone di Latina, Zincone di Campodimele. Altri episodi sono legati alla “Chiesa di Taverna” adattata a caserma dalle truppe germaniche nel 1944; alla campana della Pontificia fonderia “Marinelli” di Agnone eretta a monumento per ricordare, con i suoi rintocchi, i Carabinieri caduti nella lotta al brigantaggio per l’Unità d’Italia. La conclusione è rievocativa, con cenni brevi e significativi, della svolta storica, turistica e culturale di Campodimele in recenti lustri (a cavallo degli anni tra il secondo e terzo Millennio). Questo e altro ancora si legge nel libro. Notevole il corredo fotografico del testo e l’inserto finale “Flashes”.
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